di Sebastiano Bertin

 

Il Signore mi disse: «Non dire: Sono giovane,
ma va’ da coloro a cui ti manderò
e annunzia ciò che io ti ordinerò.
Non aver paura,
io sono con te». (Ger 1,7-8)

 

Questo versetto che abbiamo scelto per la nostra ordinazione diaconale è caratterizzato da una esplicita azione di Dio che si propone e a cui poi, sappiamo, segue la risposta dell’uomo. Di fronte a una proposta che sembra tanto grande, la sua vocazione, Geremia ha provato un certo timore. Egli era giovane, come noi quattro ordinandi diaconi, di fronte a questo ministero. Non sappiamo se il profeta sia qui rassicurato o incoraggiato, ma certo spronato da Dio egli si avvia al compimento della sua missione. Si tratta di un servizio, come quello del diaconato, caratterizzato dall’annuncio. Il diacono predica infatti perché mandato. Dio indica a Geremia di andare dove Lui gli ordinerà. È usato il verbo dell’uscire, è l’impronta dell’esodo da sé che ognuno di noi si è sforzato di compiere in questi anni di formazione, sotto la guida dei nostri educatori, e che continuamente resta in atto. Un esodo che resterà sostenuto dalla promessa non di una terra ma della gioia piena alla presenza del Signore (cfr Gv 15,11; Sal 16

[15],11). Questo andare poi è legato in particolare ai poveri, i privilegiati dell’annuncio della buona novella (Is 61,1).

Il versetto di Geremia pone al centro il mandato divino: è una chiara affermazione del primato di Dio, un primato necessario nella vita che ci accingiamo ad iniziare. Per questo, vorremmo che la presenza divina assicurata a Geremia («io sono con te») sia radice di un forte rapporto personale con Dio.

L’immagine che abbiamo scelto per il diaconato raffigura invece la lavanda dei piedi: è simbolo del servizio ed è un’icona che viene dall’Etiopia, proprio perché la predicazione è rivolta a tutti, specialmente ai più poveri. C’è una piccola scritta, in una lingua amarica: «preghiera del giovedì [santo]», il nostro servizio, il diaconato, sfocerà infatti nel ministero del giovedì santo, il ministero presbiterale.

Tali sono dunque i due ambiti in cui maggiormente vorremmo realizzare il nostro futuro ministero: l’annuncio e il servizio, inevitabilmente intrecciati tra loro come due facce della carità pastorale.

Infine avremo la gioia di poter ricevere l’ordinazione dal nuovo vescovo Claudio: l’abbiamo conosciuto brevemente nella semplicità di un incontro quando è venuto in Seminario. Ci è parso un vero pastore e un buon padre. Con la sua concreta attenzione ai poveri e la sua passione pastorale vera sarà per noi guida e sprone per questo grande ministero che comincia.